giovedì 14 novembre 2013

REDD+ e le proposte degli indigeni

di Carlotta Dolzani e Sara Cattani, della Agenzia di Stampa Giovanile/Osservatorio Sostenibile, nella COP19

L’agricoltura in fase d’espansione, la conversione delle foreste in pascolo, l’urbanizzazione del territorio e numerosi altri scenari di degrado ambientale stanno ostacolando gli obiettivi del piano 20-20-20 (ovvero le misure pensate della UE per il periodo successivo al Protocollo di Kyoto) ed in particolare risultano completamente in antitesi rispetto alla necessità di riduzione delle emissioni di CO2.
In quest’ottica si colloca il tentativo di creare un valore finanziario per l’anidride carbonica depositata nelle foreste: tale azione prende il nome di REDD+ (Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation) e incentiva i paesi in via di sviluppo a utilizzare meglio le risorse ambientali contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico. Lo scopo è investire in strumenti economici per ridurre le emissioni di CO2, ciò in funzione di combinare strategie per la protezione dell’ambiente a uno sviluppo economico più equo.
La conferenza che ha avuto luogo nella mattinata del 13 novembre nella sala Wroclaw ha visto la partecipazione di due negoziatori di Canada e Svizzera, dei rappresentanti delle popolazioni indigene (Juan Carlos e Roberto) che vivono nella foresta dell’Amazzonia e di un delegato del Perù, organizzatore della COP20 che si terrà a Lima il prossimo anno. I due delegati latino-americani hanno espresso preoccupazione per una situazione complessa e pericolosa che potrebbe avere risvolti drammatici per le popolazioni indigene, le quali sarebbero costrette a cambiare radicalmente il loro stile di vita. Una vita basata su un'agricoltura attenta alla biodiversità e ad un corretto utilizzo del territorio che non porti allo sfruttamento di quest'ultimo. La sfiducia nei confronti del REDD+ è giustificata dal fatto che si tratti di un meccanismo rivolto all’interesse dei Paesi industrializzati, i quali pretendono di utilizzare la foresta amazzonica come luogo di stoccaggio di CO2 offrendo compensazioni economiche agli Stati coinvolti.
L'obiettivo fondamentale durante questa COP è quello di mettere pressione e gettare le fondamenta per quella che sarà la negoziazione della COP 20, che, tenendosi in Perù, potrebbe finalmente portare a dei risultati concreti per il territorio andino. Una delle richieste che vengono avanzate ormai da tempo è poter avere una posizione attiva all’interno delle negoziazioni e ci si auspica “che nel 2014 non vi siano solo fogli volanti e idee irraggiungibili, ma che venga stilato un piano d’azione concreto per “raffreddare” il pianeta e risolvere il problema delle emissioni di anidride carbonica”. Roberto conclude fiducioso: “a Lima potremo davvero fare la differenza”.

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